Questo articolo è la terza parte di una serie, se avete piacere di cominciare dall’inizio questo è il link.

Nel precedente articolo avevo fatto due esempi in cui il soggetto da fotografare richiedeva un tempo di otturazione “veloce”. Mantenendo la similitudine con il secchio da riempire dovevamo dare priorità a quanto tempo impiegavamo a riempirlo.
Adesso al contrario vorrei spostare l’attenzione sul diaframma e quindi su quanta luce far passare attraverso il nostro obiettivo e il perchè scegliere un diaframma anzichè un altro.

L’obiettivo è uno dei componenti principali che determina la qualità finale della nostra fotografia (non l’unico ovviamente) ma sicuramente il più importante secondo me. Come ogni oggetto tecnologico ha le sue caratteristiche i suoi limiti e soprattutto lavora meglio in determinate condizioni piuttosto che altre. Detto questo immaginate un utilitaria lanciata in autostrada a 180 km/h sicuramente saremo vicini al limite massimo delle sue capacità, viaggiare alla stessa velocità su una berlina di grossa cilindrata sarà decisamente più confortevole e sicuro. Lo stesso vale per un obiettivo (più o meno), mi spiego. La ghiera dei diaframmi (non tutti gli obiettivi hanno la ghiera ma tutti hanno la possibilità di variare i diaframmi almeno dal corpo macchina) ha un range che parte da un numero piccolo f=2.8 f=4.0 ecc ad un numero più grande tipicamente f=22 f=32 ecc. Detto questo se noi utilizziamo il nostro obiettivo alla massima apertura o alla massima chiusura è come portare al limite la nostra vettura. Questo è un primo parametro da tenere presente, diaframmi intermedi come ad esempio f=8.0 permettono di sfruttare al meglio la nostra ottica, questo vale per la maggior parte degli obiettivi.

Il diaframma influenza la profondità di campo, un parametro fondamentale per una foto creativa. Descrivere questo concetto non è complicatissimo, in fondo è solo la porzione nitida della nostra foto. Se stiamo fotografando una persona che si trova a 5 metri da noi con dietro un bel panorama scegliendo il giusto diaframma potremmo decidere mettendo a fuoco il nostro soggetto se avere nitide anche le montagne dietro oppure no. Semplice vero. Un diaframma chiuso aumenta la profondità di campo viceversa un diaframma aperto la riduce.

Visto che il secchio deve essere sempre riempito fino all’orlo va da se che la risposta alla domanda meglio la soluzione uno o soluzione due (vedi l’esempio nel primo articolo) si sta dipanando.

Se siamo nella condizione di poter scegliere i vari parametri della fotografia e ci siamo posti le domande di cosa vogliamo realizzare possiamo cominciare a fare le nostre scelte.
Quindi, sappiamo che diaframmi intermedi sono da preferire per far “lavorare” bene l’obiettivo, se il soggetto si muove utilizzerò un tempo veloce se voglio avere tutto a fuoco un diaframma chiuso. Semplice.
Facciamo un esempio, voglio fotografare un bambino che gioca sull’altalena con un bel panorama dietro e siamo all’imbrunire, voglio vedere bene le montagne nitide bloccare il movimento dell’altalena fare in modo che il mio obiettivo dia il massimo delle sue performance. Mi spiace non si può avere tutto (anche se una via di uscita c’è, ancora ma non ne voglio parlare). Si deve trovare un compromesso! Probabilmente non useremo il diaframma completamente chiuso le montagne non saranno nitidissime useremo un tempo non troppo veloce il bambino risulterà un po mosso ma non troppo…. (questo è quello che fanno i programmi pre impostati della nostra macchina fotografica) certo questa è un opportunità, oppure si possono fare scelte, decido che le montagne dietro siano sfocate. L’obiettivo in fondo anche a diaframmi aperti va bene così posso usare un tempo veloce e il bambino sarà nitido. Bingo abbiamo creato una bella foto dove il soggetto si evidenzia e si “stacca” dal panorama (tecnica molto usata nel ritratto). Ma non è l’unica scelta da fare ovviamente, giocando con le prospettive e cogliendo l’attimo in cui il bambino dondolando si trova all’apice del suo dondolarsi, momento in cui è quasi fermo prima di tornare indietro posso provare l’effetto mosso in cui la posizione prevalente sarà l’apice (con un diaframma un po più chiuso così da aumentare la profondità di campo anche usando un tempo relativamente lento). Una foto d’effetto in cui l’effetto mosso evidenzia la dinamicità del momento e con un po di fortuna e tante prove ne esce qualche cosa di bello e meno statico.

La stessa situazione regala tante foto diverse e diciamolo con la fotografia digitale possiamo fare tante prove.

In fondo fotografare è un modo per esprimersi, lo si può fare conoscendo un po di tecnica e dei parametri che governano questo bellissimo mondo.

Ricapitolando un pochino questo terzo breve capitolo, usare un diaframma intermedio permette di sfruttare meglio le caratteristiche di un obiettivo ma potrebbe rendere la foto priva di creatività o meglio dovremmo ricercare un inquadratura, un momento una combinazione di eventi da renderla particolare. Usare diaframmi all’estremo delle caratteristiche ottiche permette di aumentare o ridurre la parte a fuoco della nostra immagine, questo è un elemento creativo molto utilizzato. Un altro elemento creativo lo troviamo sempre agendo sul diaframma per ottenere tempi di scatto più lunghi e con l’aiuto di un cavalletto anche il lento scorrere di un fiume si può trasformare in un bellissimo effetto seta (l’acqua muovendosi risulta mossa al punto di apparire come un velo di seta). Se le condizioni di luce lo permettono, utilizzare un diaframma relativamente chiuso con un tempo di otturazione veloce da la possibilità di bloccare l’istante. Quella piccolissima frazione di secondo che i nostri occhi possono solo immaginare viene congelata, dove un auto sembra volare…

Ma alla fine questo benedetto secchio è meglio riempirlo in fretta o con calma? Non lo so, o meglio, lo so ma non spetta a me darvi questa risposta. la fotografia la dovete creare voi, provate, sperimentate. Ogni situazione vi permette di creare tante foto tutte diverse. Nitide sfocate mosse o dettagliate ognuna con la sua personalità. Ora questo non vuol dire fare scelte a caso se una foto è brutta è brutta, ma siate voi a deciderlo!

Personalmente ritengo che anche l’esposimetro (lo strumento che misura la luce e decide quando il secchio è pieno) va contraddetto anche solo per principio. A volte, anche se esce un po di acqua, cioè facciamo passare troppa luce stiamo creando, lo stesso vale a farne passare poca.
Ogni soggetto vuole la sua luce e un esposimetro ha solo una fotocellula per misurare, siamo noi che abbiamo occhi e mente. Una stanza buia dove la luce passa attraverso una fessura della finestra e illumina un viso non sarà mai interpretato correttamente, l’esposimetro non sarà in grado di dirci sempre la coppia tempo diaframma giusto. Saremo noi ad impostare manualmente i parametri in base all’esperienza o a tante prove. In quel momento la nostra macchina fotografica sarà il mezzo per creare una foto…

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